Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere

Ex caserma Mazzoni: un progetto insostenibile

Posted: Maggio 31st, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Ex caserma Mazzoni: un progetto insostenibile

195 nuovi appartamenti,  un centro direzionale commerciale, 20 appartamenti in social housing, una scuola secondaria, la trasformazione di via delle Armi a doppio senso, l’abbattimento di 101 alberi, il passaggio previsto di 1085 veicoli al giorno: questo è l’avveniristico progetto di riqualificazione dell’ex caserma Mazzoni pensato dallo Studio Tasca (lo stesso dell’altrettanto avveniristica e incompiuta Trilogia del Navile) e fatto proprio dall’amministrazione comunale.  La proprietà dell’area (“bene comune”) è ora di CDP Investment SGR che sta per Cassa Depositi  e Presiti – Società Gestione Risparmio.

I dati del 2019 parlano di 7000 appartamenti sfitti a Bologna, che salgono a 12.000 se si considera tutto il territorio provinciale: non c’è nessuna necessità, quindi, di nuovi alloggi; il progetto, fatto senza nessuna pianificazione urbana, intesa come lavoro di valutazione delle reali esigenze, è sostanzialmente un’enorme speculazione immobiliare, che non tiene minimamente conto del contesto in cui viene calata.

Tra le infinite parole sprecate per “vendere” il progetto, si dice tra l’altro che si tratta di una nuova opera architettonica, ma, se prendiamo per buona questa affermazione, a maggior ragione va recuperata la nozione di “contesto” come fatto culturale per la costruzione dell’architettura e l’idea di “relazione” che il progetto dovrebbe istituire con la realtà circostante in termini di modifica e di interazione.

L’aumento stratosferico di  mobilità privata, i nuovi  consumi energetici e di produzione di CO2 delle nuove torri di otto piani, le nuove sovraesposizioni di particolato atmosferico inquinante, non sono certo fattori di interazione con il contesto, bensì elementi di deturpazione ambientale e urbana, di aggravamento dell’inquinamento atmosferico e acustico, di nuovo consumo del suolo e di oggettivo aumento della rendita parassitaria fondiaria, fenomeno costitutivo del DNA della speculazione immobiliare.
Nessun punto di contatto quindi con quell’idea di urbanistica come capacità di porsi in relazione per comprendere, criticare e trasformare in “architettura” proprio il mondo reale delle cose, partendo dal recupero e dal riuso dell’esistente.

Ci viene in soccorso il sociologo urbanista Henri Lefebvre, che nel suo “Il diritto alla città” (Ombre Corte, 2014) ci ricorda come questo diritto corrisponda alla possibilità di sperimentare una vita urbana alternativa alle logiche di accumulazione del capitale. “Il diritto alla città si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all’individualizzazione nella socializzazione, all’habitat e all’abitare. Il diritto all’opera, cioè all’attività partecipante, e il diritto alla fruizione, ben diverso dal diritto alla proprietà, sono impliciti nel diritto alla città”. L’esercizio di tale diritto passa attraverso la rottura dei meccanismi di omologazione della vita quotidiana e una riappropriazione dei tempi e degli spazi del vivere urbano, che richiede una nuova configurazione delle relazioni sociali, politiche ed economiche. “Il nostro principale compito politico – scrive Lefebvre – consiste allora nell’immaginare e ricostruire un modello di città completamente diverso dall’orribile mostro che il capitale globale e urbano produce incessantemente”. Come definire se non mostruoso un piano che prevede l’edificazione di 94.000 mc di cemento armato, tutto in verticale, articolato in sette torri di otto piani ciascuna in uno spazio di quattro ettari, disboscato di un centinaio di alberi quasi secolari, di cui solo nove in cattive condizioni fitosanitarie?

Un’ultima riflessione riguarda i rischi di infiltrazioni mafiose nell’esecuzione del progetto. E’ noto con quale facilità la criminalità organizzata entri nelle realizzazioni edilizie attraverso i collaudati meccanismi dei subappalti e subaffidamenti di ogni genere e con subcontratti di forniture di materiali, attività di movimento terra, guardiania di cantiere e trasferimento in discarica dei materiali. Per la realizzazione del comparto è indubbio che occorrano ingenti capitali e fior fior di fidejussioni a garanzia: solo chi ha abbondanza di capitali da riciclare come le mafie potrebbe sedersi al tavolo dell’abbuffata, soprattutto in una fase di crisi economica come questa conseguente alla pandemia, che ha reso ancor più insostenibile il progetto.

L’ex caserma Mazzoni è un bene che appartiene alla collettività e alla collettività va restituito: vogliamo che ci sia il riutilizzo delle strutture esistenti per la creazione di servizi pubblici di quartiere, scolastici, civici e sanitari, che rappresentano la reale necessità sul territorio. Un esempio su tutti: il poliambulatorio Mazzacorati, unico presidio sanitario in zona, è ospitato da una struttura estremamente datata, inadatta a garantire oggi un’adeguata ed efficiente medicina territoriale. Vogliamo un’area verde pubblica, più alberi e piste ciclabili, zero cemento e nessun incremento del traffico in quartiere.

Quando la città si dissolve nella metamorfosi planetaria  (Henri Lefebvre)


Piazza della Loggia, 28 maggio 1974

Posted: Maggio 28th, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Piazza della Loggia, 28 maggio 1974

Il Freccianera 5040, partito da Milano il 12 dicembre 1969 per arrivare a Bologna il 2 agosto 1980, ha fatto tappa a Brescia martedì 28 maggio 1974. Arrivo puntuale alle 10.12 in un cestino della spazzatura posizionato sotto gli archi di piazza della Loggia quand’era in corso una manifestazione indetta dal “Comitato permanente antifascista” per protestare contro una serie di episodi di violenza di matrice fascista avvenuti nella zona negli ultimi due anni.  Una potente esplosione lacera un cielo già plumbeo di pioggia: otto persone muoiono, più di cento rimangono ferite.

Nei primi mesi del 1974 l’atmosfera a Brescia, come in tutto il paese, non era per nulla serena, segnata dal clima pesante delle forti tensioni sociali. In città furono ritrovate diverse bombe di esplicita marca fascista e solo pochi giorni prima, nella notte tra il 18 e il 19 maggio, uno studente di estrema destra, Silvio Ferrari, era morto in seguito all’esplosione di un ordigno da lui stesso trasportato sul suo motorino, non è chiaro se per sua imprudenza, per un difetto tecnico dell’ordigno, o per precisa volontà di chi gliel’aveva consegnata. In quel mese di maggio, inoltre, Brescia era al centro dell’attenzione perché dal suo tribunale era partita l’inchiesta contro il MAR Movimento armato rivoluzionario di Carlo Fumagalli.  In quel periodo l’Italia era scossa dal susseguirsi degli attentati di matrice fascista a sugellare quella strategia eversiva volta a creare nella popolazione uno stato di tensione e paura tale da giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario: 1970 strage di Gioia Tauro, 1972 strage di Peteano, 1973 strage alla Questura di Milano. Pochi  mesi dopo, nell’agosto 1974, sarebbe stata la volta della strage dell’Italicus.

Come per tutte le stragi fasciste che hanno insanguinato il nostro paese, anche per quella di piazza della Loggia subito dopo l’attentato ebbe inizio la danza dei depistaggi, aperta con un coup de théatre del vice questore Aniello Diamare che dispose il lavaggio della piazza da parte degli idranti dei vigili del fuoco per “evitare la vista del sangue e lo sgomento che tale spettacolo rinnova nei cittadini”. L’acqua lavò via ogni possibile indizio. Una sconcertante operazione di pulizia, che consentì ad Aniello Diamare la promozione a questore, e che aprì la lunga serie di circostanze che nel corso delle indagini hanno evidenziato il coinvolgimento dei servizi segreti e di apparati dello Stato nella vicenda.

La prima indagine avviata si concluse nel 1979 con la condanna di alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana, ma nel 1982 nel giudizio di secondo grado le condanne vennero commutate in assoluzioni, che vennero a loro volta confermate nel 1985 dalla Corte di cassazione.
Nel 1984, a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, si aprì un secondo filone di indagine contro alcuni rappresentanti della destra eversiva. Ma anche qui gli imputati furono assolti in primo grado per insufficienza di prove e prosciolti in appello con formula piena. Si aprì una terza istruttoria che rinviò a giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte (esponenti di spicco di Ordine Nuovo) Pino Rauti, Francesco Delfino e Giovanni Manfredi: nel 2010 la Corte d’Assise emise la sentenza di primo grado con cui assolveva tutti gli imputati, due anni dopo la sentenza venne confermata in appello. Nel 2014 la Corte di Cassazione annullò le assoluzioni di Maggi e Tramonte (ex fonte “Tritone” dei servizi segreti) contro cui venne aperto un nuovo processo d’appello che nel 2015 li condannò all’ergastolo, condanna definitivamente confermata dalla Cassazione nel 2017.

Dopo 43 anni, quindi, e sempre in maniera insufficiente per quanto riguarda il ruolo degli apparti dello Stato e dei servizi segreti italiani e statunitensi e della Nato, anche la magistratura stabilisce la matrice fascista della strage . “Tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia appartengono a un’unica matrice organizzativa”, si legge nella sentenza. Il che di fatto delinea perfettamente l’intreccio di interessi e  protagonisti delle stragi che hanno segnato la storia recente del nostro paese: ci sono settori delle forze armate, settori delle forze dell’ordine, buona parte dei carabinieri, settori della politica, della massoneria e dell’imprenditoria. C’è un importante partecipazione dei servizi segreti italiani e stranieri, soprattutto americani. E viene fatta luce sugli esecutori concreti degli attentati, che sono gli ambienti neofascisti e neonazisti di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale e degli altri piccoli gruppi che ruotano attorno a loro.


Vietato chiedere elemosina!

Posted: Maggio 7th, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Vietato chiedere elemosina!

La crisi in atto, legata alla pandemia, ha fatto emergere certamente nuove solidarietà e riattivato energie che, troppo spesso, negli ultimi anni parevano sopite. Però ha messo in luce anche l’inadeguatezza a gestire la situazione di tanti solerti funzionari, alla cui discrezione è stata lasciata l’applicazione di norme spesso confuse e poco chiare.

A pagare le conseguenze di una rigidità fuori luogo è stata ieri mattina una signora, solita sostare in via Murri dove chiede qualche spiccio e soprattutto qualcosa da mangiare. I vigili urbani la hanno multata perché stava “arrecando disturbo ai passanti, sedendosi per terra e occupando suolo pubblico”.

Mentre le aziende continuavano a produrre, facendosi beffe delle norme che imponevano la chiusura, anche quando il contagio ha toccato i picchi, divenendone luoghi di trasmissione, spesso, a essere colpiti da atteggiamenti repressivi sono stati gli ultimi, coloro che non avevano altro modo per sopravvivere se non uscire, nonostante i rischi. Come è accaduto ieri mattina.

Ringraziamo i compagni dell’associazione Ya Basta, che, grazie a un volontario delle “Staffette alimentari partigiane” che si trovava a passare, hanno denunciato e fotografato l’episodio, perché sono fatti come questo che mettono a rischio e potrebbero vanificare il lavoro di tanti solidali, che si sono attivati in città per aiutare chi, più di altri, sta pagando le conseguenze della crisi in atto.

Abusi e azioni repressive non solo sono inutili, ma portano alla costruzione di una società autoritaria che disprezza i più deboli. E noi, a questo modello di società, ci opporremo sempre. Anche denunciando episodi come questo.


Portella della Ginestra fu una strage di Stato

Posted: Maggio 1st, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Portella della Ginestra fu una strage di Stato

Il 1° maggio 1947 una folla di contadini, donne, uomini, bambini, anziani si riunì a Portella della Ginestra per manifestare contro il latifondismo e festeggiare la Festa dei Lavoratori, la prima che si tornava a festeggiare in quella data dopo che il partito fascista ne aveva spostato la ricorrenza al 21 aprile. In Sicilia il Blocco del Popolo, un’alleanza tra socialisti e comunisti, aveva da poco vinto le elezioni regionali. All’improvviso diverse raffiche di mitra raggiunsero la folla, uccidendo 11 persone e ferendone 27.
Le prime indagini si concentrarono sulla mafia e portarono all’arresto di centinaia di mafiosi. Le cose cambiarono quando passarono nelle mani di un ex repubblichino di Salò richiamato in servizio. I mafiosi furono rimessi in libertà. La Corte d’Appello di Palermo rinviò contemporaneamente a giudizio i componenti della banda di Salvatore Giuliano, scagionando la mafia. Fu il primo risultato di un patto fra mafia e istituzioni con lo scopo di destabilizzare il nuovo equilibrio politico della regione, rovesciare la neonata Repubblica e instaurare un nuovo governo autoritario.

E’ la prima di una lunga serie di stragi con esecutori individuati e mandanti ancora ignoti.

Sono sicura che c’era chi quel giorno sapeva quello che sarebbe accaduto, infatti mentre salivamo in festa un signore ci disse: “State salendo cantando e scenderete piangendo”. (testimonianza di Concetta Moschetto).
Così, agli uomini, si presenta il destino: con voce che accusa chi è stato ucciso.
Il destino lo chiamano in causa coloro che non vogliono sia dato un nome agli assassini.
A Portella non fu destino. Fu omicidio premeditato. Come lo sarà per le stragi che seguiranno.
Loriano Macchiavelli, Noi che gridammo al vento, Einaudi, 2015, pag. 315

Il 2 agosto 2017 organizzammo con il Nodo Sociale Antifascista il reading La strategia delle stragi non è mai finita per riannodare alcuni fili della memoria mettendo in evidenza la connessioni tra “trame nere”, mafia e apparati dello Stato: Portella della Ginestra, Piazza Fontana, Italicus, omicidio di Fausto e Iaio, 2 agosto e Uno Bianca.

Qui l’audio della serata con il contributo, tra gli altri,  di Loriano Macchiavelli


Pino Pinelli, la staffetta del ticinese

Posted: Aprile 26th, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Pino Pinelli, la staffetta del ticinese

Il secondo appuntamento del percorso di avvicinamento al prossimo 2 agosto organizzato con il Centro studi Lorusso-Giuliani, che abbiamo voluto chiamare “5040 Freccianera. Milano-Bologna. La stagione delle bombe“, sarebbe stata una chiacchierata con Paolo Pasi, autore di Pinelli, una storia (Elèuthera, 2019).

Il lockdown ci ha costretti a rinviare, per ora,  tutte le iniziative in programma, ma non ad abbandonare il percorso con cui vogliamo arrivare al quarantennale della strage della Stazione di Bologna con un approfondimento sul periodo più buio della nostra storia recente, consapevoli che le trame neofasciste e neonaziste non mancano ancora oggi di trovare appoggi per inquinare pericolosamente la vita del paese.

Qui Paolo Pasi, in occasione di questo insolito 25 aprile,  legge un estratto del secondo capitolo del suo libro, dove racconta l’eperienza di Pinelli come staffetta partigiana

 

 

 


Basta propaganda razzista e fascista negli spazi del Quartiere Santo Stefano!

Posted: Ottobre 16th, 2017 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Basta propaganda razzista e fascista negli spazi del Quartiere Santo Stefano!

Dopo la passerella fascista del 28 giugno scorso per Via Santo Stefano, quando la presentazione di un fumetto d’ispirazione neofascista con la presenza di esponenti di Forza Nuova e CasaPound ha bloccato il quartiere e ha visto uno spropositato e immotivato spiegamento di forze dell’ordine in assetto antisommossa, il 7 ottobre scorso Piazza Trento e Trieste è stata lasciata in mano a «Bulagnna Dsdadet», nuova sigla fascista, protetta da un’inaudita presenza di polizia e carabinieri, con persino l’installazione di barriere antisfondamento.

Dopo tutto questo, la sera del 16 ottobre alle h.20.30 il Quartiere Santo Stefano assisterà all’ennesima messinscena fascista alla sala Marco Biagi del Baraccano con la Lega Nord che organizza un’iniziativa di presentazione del libro «Maometto e il suo Allah», ultima «opera» di Magdi Cristiano Allam, «giornalista», che da quando si è convertito al cristianesimo ha preso posizioni sempre più vicine a quelle dell’estrema destra xenofoba.

Sul suo blog Allam scrive «la mia priorità è salvare gli italiani, gli imprenditori, i lavoratori, i disoccupati, le famiglie, i giovani, i pensionati, i sindaci, le Forze armate e dell’ordine, per promuovere insieme un Fronte di Liberazione degli Italiani dalla dittatura Eurocratica, finanziaria e relativista che sta perpetrando il crimine epocale di trasformare l’Italia ricca in italiani poveri».

Altra posizione scandalosa di questo soggetto è sulla strage della stazione di Bologna: è fermamente convinto della pista palestinese.

Tutti coloro che portano avanti questi pensieri non devono avere più alcuno spazio nel Quartiere Santo Stefano, a Bologna e in qualsiasi altra città d’Italia.

Diamo appuntamento per un presidio creativo lunedì 16 ottobre alle h.19.30 in piazza di Porta Santo Stefano, per ribadire che il Quartiere Santo Stefano è antifascista e antirazzista e per far capire a Magdi Cristiano Allam e a tutti i razzisti e fascisti che non possono continuare a fomentare odio indisturbati nel nostro quartiere.


La nostra sicurezza

Posted: Ottobre 4th, 2013 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su La nostra sicurezza

Il nostro quartiere ha sicuramente una miriade di problemi e situazioni critiche.
I continui tagli ai servizi sociali che da decenni le amministrazioni cittadine stanno adottando si fanno sentire anche qui.
Rette insostenibili per gli asili nido, caro-libri nelle scuole, biglietti dell’autobus sempre più costosi,  servizi per gli anziani salati e insufficienti, poche aree verdi, poche e malandate aree giochi per i bambini, traffico e inquinamento sempre più dannoso per la salute (vedi il rapporto 2012 dell’ARPA Emilia Romagna), amianto nei tetti come nel caso dell’ex caserma Mazzoni in via delle Armi.
E potremmo continuare ancora a lungo…
A fronte di tutto ciò i vertici cittadini (sindaco, questore e prefetto) e di quartiere (la presidente PDL Giorgetti) elaborano “soluzioni” volte a recuperare la loro credibilità ed il loro potere perduto, piuttosto che tentare di realizzare azioni amministrative e sociali che tengano conto della disparità e del disagio economico sempre più evidente nella maggior parte della popolazione.
Cosa ci può essere di meglio che presentarsi come i paladini della sicurezza gonfiando ad arte i rari episodi eclatanti sintomatici delle condizioni individuali e sociali esistenti e sostenendo nei fatti le ideologie razziste e liberticide della destra estrema?
Non hanno mosso un dito contro la presenza di una sede dichiaratamente neofascista (Casa Pound) in via Malvolta, vera fonte di insicurezza per i cittadini che si sono dovuti sorbire energumeni che inneggiano a Hitler in mezzo alla notte e minacciano giovani studenti antifascisti davanti a scuola.
Ora questi stessi figuri si proporranno come volontari senza macchia e senza paura indossando sopra alle svastiche le divise di “assistenti civici”: i novelli pattuglianti inventati dai nostri amministratori.
Una bella soluzione, non c’è che dire: fomentare la paura e farsi paladini della sicurezza per far sopravvivere un potere che rappresenta sempre più solo se stesso, occupato com’è nella difesa di interessi personali e ladrocini con la sola preoccupazione di non ledere gli agi di una parte sempre più ristretta della popolazione.
E quale sicurezza poi?
Sicurezza per noi sono i servizi sociali: scuola accessibile a tutti-e, trasporti a prezzi calmierati, qualità dell’aria, parchi pubblici e piste ciclabili (quelle vere!), ospedali in grado di garantire cure efficienti, case per tutti, servizi agli anziani.
Sicurezza è potere girare per strada senza che qualcuno in divisa ti chieda una carta d’identità o un permesso di soggiorno; è potere usufruire di iniziative culturali e di spazi sociali.
Pattuglie in divisa o in abiti civili, telecamere e forzuti neofascisti più o meno dichiarati sono invece solo fonte di insicurezza e di pericolo.
Guardiamoci bene negli occhi, noi che abitiamo il quartiere: cosa dobbiamo temere? Uno schiamazzo, un accento straniero o piuttosto la devastazione sistemica ambientale, sociale, culturale in cui i  governanti ci vogliono costringere?


Intitolare la sala del Quartiere Santo Stefano a Rachele Mussolini? No!

Posted: Marzo 1st, 2013 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Intitolare la sala del Quartiere Santo Stefano a Rachele Mussolini? No!
Martedì 26 febbraio il Consiglio di Quartiere Santo Stefano aveva
tra i punti all'ordine del giorno quello del consigliere Laganà (PdL),
per l'intitolazione di una sala pubblica a Rachele Mussolini.
La risposta del quartiere ha dimostrato ancora una volta che questo
tipo di provocazioni non sono tollerate: decine di antifascisti e
antifasciste hanno infatti interrotto il Consiglio di Quartiere,
srotolando lo striscione di Bologna Antifascista e leggendo il
comunicato divulgato dal Coordinamento Antifascista Murri. Il punto
all'ordine del giorno non è passato. Gli abitanti di Santo Stefano,
attivi negli spazi sociali che costituiscono il tessuto vivo e attivo
del quartiere, ribadiscono con determinazione che, nonostante la
maggioranza di destra nel Consiglio dia continuamente agibilità ai
fascisti, l'antifascismo non è negoziabile e non si delega, ma è pratica
di agire quotidiana. In un quartiere che vede, col silenzio complice
delle istituzioni, la presenza di una sede dei fascisti di CasaPound - a
cui ha risposto l'importante mobilitazione antifascista del 24 novembre
2012 - e parallelamente l'istanza di sgombero di una realtà antagonista
dalla storia  pluriennale come Atlantide, l'azione antifascista non è
solo difesa della memoria e resistenza contro i rigurgiti nazifascisti,
ma è immediatamente affermazione di un modo di vivere Altro, solidale,
antisessista, antirazzista.

Lunga vita agli spazi sociali!
Sgomberiamo i fascisti dal consiglio comunale!
Chiudiamo le sedi dei fascisti!

Quartiere Santo Stefano Antifascista

Solidarietà agli studenti del liceo Fermi minacciati dai fascisti

Posted: Dicembre 21st, 2012 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su Solidarietà agli studenti del liceo Fermi minacciati dai fascisti

La scorsa settimana, all’uscita da scuola, uno studente del liceo Fermi viene avvicinato da dei loschi figuri tra i 25 e i 30 anni che lo minacciano: “se non cambi atteggiamento ne pagherai le conseguenze”.
Quei loschi figuri sono gli squadristi di Casa Pound Bologna, l’atteggiamento che vorrebbero
far cambiare è l’amore per la libertà, è l’antifascismo!

Quei loschi figuri tornano più volte davanti scuola, si fanno accompagnare da dei loro simili.
Chiamano quelli più grossi, quelli che dovrebbero fare più paura, riempiono una macchina e si appostano.
Poi, quando vedono che lo studente libero e antifascista non è solo, zitti zitti se ne vanno.
Abbiamo già visto come l’organizzazione Casa Pound Italia tenti di infiltrarsi nelle scuole
con un misto di violenza e vuota retorica giovanilista. Nella più classica tradizione fascista
sfruttano finanziamenti poco chiari per dare un appeal alle loro macabre idee e, quando
incontrano il protagonismo studentesco e la dignità che li smascherano, usano la violenza squadrista.
Ma non hanno ancora fatto i conti con le donne e gli uomini liberi e antifascisti di queste scuole, di questa città.

Il Coordinamento Antifascista Murri è solidale con gli studenti del liceo Fermi e invita tutti
sabato 22/12 alle ore 9 davanti al liceo Fermi di via Mazzini per partecipare all’iniziativa
antifascista promossa dal Collettivo Fermi.

 

Non possiamo tollerare questi sporchi fascisti nei nostri quartieri!
Non possiamo tollerare questi sporchi fascisti nelle nostre scuole!
Non possiamo tollerare questi sporchi fascisti!


Nulla nasce per caso

Posted: Novembre 30th, 2012 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Nulla nasce per caso

Non ci sorprende e non ci stupisce la reazione allarmata dei giornali cittadini riguardo un atto dimostrativo contro la saracinesca chiusa di CasaPound a Bologna. Noi cittadini del quartiere Murri sono mesi invece che ci preoccupiamo della presenza di quella sede neofascista, tanto più quando la saracinesca è alzata.
Non ci sorprendono e non ci stupiscono le parole del questore Vincenzo Stingone che solo ora sembra rendersi conto dell’allarme sociale causato da CasaPound. Sono mesi che noi cittadini del quartiere Murri viviamo l’allarme sociale per la presenza di questa organizzazione già tristemente nota in tutta Italia per le sue pratiche squadriste e la sua cultura d’odio e di emarginazione.
Non ci sorprende e non ci stupisce il silenzio tombale del sindaco Virginio Merola che tanto si era speso in campagna elettorale in difesa dei valori antifascisti. Forse quando diceva che organizzazioni neofasciste non avrebbero avuto cittadinanza a Bologna si riferiva solo al salotto buono del centro città.
Non ci sorprende e non ci stupisce l’ostilità crescente verso questa organizzazione apertamente neofascista.
Non è “gravissimo” l’episodio dell’altra notte, come ha affermato il Prefetto Angelo Tranfaglia, ma lo è il fatto che i fascisti abbiano agibilità: abbassato questo argine democratico e costituzionale, tutto diventa possibile, nulla nasce per caso.
La responsabilità ricade anzitutto sulle istituzioni cittadine che non hanno né discusso né mosso un dito contro la presenza provocatoria dei neofascisti. Anzi, pare che la polizia abbia istituito, con il denaro dei contribuenti, un presidio fisso a difesa della sede fascista, e che abbia aspettato che venisse compiuto un gesto che giustificasse un eroico arresto in flagranza e fornisse titoli ghiotti ai giornali.
Rigettiamo il concetto di ordine pubblico di queste istituzioni che da un lato tollerano e proteggono la presenza fascista in città e dall’altro, proprio ieri, attaccano e chiudono la casa occupata di via Achillini, importante esperienza di reale resistenza popolare e antirazzismo.
Nulla nasce per caso e finché non si spegnerà il «fuoco pericoloso» del fascismo, il Coordinamento Antifascista Murri continuerà a promuovere in quartiere, con le pratiche che lo ha sempre contraddistinto, una cultura antifascista di solidarietà, di inclusione e di lotta per la giustizia sociale.