Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere

1974 – L’anno delle bombe

Posted: Luglio 27th, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su 1974 – L’anno delle bombe

Il 1974 è l’anno in cui il Freccianera 50-40, partito il 12 dicembre 1969 da Milano – piazza Fontana – per arrivare alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980,  è corso in lungo e in largo per il paese seminando terrore e morte.

Prima tappa in Abruzzo, a Silvi Marina in provincia di Pescara: otto chilogrammi di gelignite collocati sui binari della linea Adriatica, erano le 2.35 del 29 gennaio, pochi minuti prima del passaggio del treno Milano-Bari. Un ordigno potentissimo che avrebbe provocato una strage se non fosse che gli attentatori non avevano previsto il sopraggiungere, sul binario di fianco, di un treno merci proveniente da Sud che troncò le micce stese sul binario isolando e rendendo innocui i detonatori. Un giovane neofascista di Ascoli rivelerà in seguito che l’attentato era stato pensato e messo in atto da una cellula ascolana legata a Ordine Nuovo e ai milanesi di Ordine Nero.

Tre mesi dopo, alle 8.44 del 21 aprile, a Vaiano, una località lungo la linea ferroviaria Bologna-Firenze esplose una bomba provocando un cratere profondo ottanta centimetri e distruggendo un pezzo di rotaia: tre minuti dopo sarebbe passato il treno Palatino proveniente da Parigi e sarebbe stata una strage. Anche qui però gli attentatori non avevano previsto tutto, ignorando il fatto che era in funzione un sistema d’allarme che faceva scattare il blocco automatico di tutta la circolazione nel caso di interruzione del binario. Il Palatino si fermò in tempo. In seguito il neofascista Andrea Brogi che aveva partecipato all’esecuzione dell’attentato ammise che a pensarlo fu la cellula aretina di Ordine Nuovo, foraggiata  coi finanziamenti del “venerabile” Licio Gelli, che non venne mai condannato perché la Svizzera, dove era fuggito dopo lo scandalo della P2, non ne concesse l’estradizione.

Venne poi il 28 maggio. Abbiamo già ricordato l’arrivo puntuale del Freccianera piazza della Loggia a Brescia durante la manifestazione sindacale antifascista.

Dopo le due stragi mancate per fortunate coincidenze o imperizia degli attentatori, il 4 agosto fu ancora la linea ferroviaria a essere teatro di un attentato di matrice ordinovista:  una bomba collocata sulla carrozza n. 5 del treno espresso Italicus Roma-Monaco in viaggio nella notte da Firenze verso Bologna esplose a cinquanta metri dalla fine della lunga galleria di San Benedetto Val di Sambro provocando la morte di dodici persone e il ferimento di altre quarantaquattro. La carrozza prese fuoco, ma il treno riuscì per forza d’inerzia ad arrivare alla stazione di San Benedetto Val di Sambro. Non fu possibile stabilire se il timer dell’ordigno fosse stato regolato perché l’esplosione avvenisse in galleria o alla stazione di Bologna dove il treno sarebbe arrivato pochi minuti dopo. Il gruppo neofascista Ordine Nero, filiazione diretta del gruppo milanese La Fenice controllato da Ordine Nuovo, rivendicò l’attentato.

Le indagini, come sempre è accaduto, furono viziate fin dall’inizio da depistaggi e dall’apposizione del segreto di stato. L’inchiesta si concentrò sulla destra extraparlamentare aretina e il 31 luglio 1980, due giorni prima della strage di Bologna, vennero rinviati a giudizio Mario Tuti, Luciano Franci e Pietro Malentacchi quali esecutori materiali dell’attentato sulla base delle dichiarazioni rese da un teste. Il primo processo si concluse nel 1983 con l’assoluzione dei tre imputati per insufficienza di prove. Quattro anni dopo la sentenza d’appello rigettò le assoluzioni e condannò all’ergastolo Mario Tuti e Luciano Franci. Ma nel 1989, la prima sezione della Cassazione presieduta da Corrado Carnevale, il famoso giudice Ammazzasentenze, annullò la condanne.

E il secondo giudizio di appello nel 1992 assolse tutti.  I colpevoli della strage dell’Italicus non hanno ancora un nome, né tra i mandanti, né tra gli esecutori. Rimangono solo le parole della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, riprese dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi: “(…) la strage dell’Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale”.

Tra le dodici vittime della strage dell’Italicus ci fu il ferroviere Silver Sirotti, controllore in servizio sul treno che, non trovandosi sulla carrozza esplosa, rimase illeso,  ma anziché mettersi in salvo sfidò l’inferno di fuoco per cercare di salvare qualcuno dei passeggeri rimasti intrappolati a bordo, trovando a sua volta la morte avvolto dalle fiamme.

Silver Sirotti

Qui (al minuto 55) potete ascoltare la testimonianza del fratello Franco, nel suo intervento durante il reading promosso il 2 agosto 2017.


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