Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere

Il virus nero

Posted: Giugno 13th, 2020 | Author: | Filed under: News | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su Il virus nero

Un’intervista ad Andrea Palladino, giornalista e consulente della puntata di Report andata in onda il 27 aprile 2020

È la terza volta che ci vediamo dopo aver presentato il tuo libro  “Europa Identitaria” a maggio dell’anno scorso e la presentazione, a settembre, de “I demoni di Salvini” insieme con l’autore Claudio Gatti. Adesso ti abbiamo chiesto di fare una chiacchierata a  seguito della puntata di Report della scorsa settimana dal titolo piuttosto chiaro “Il virus nero” su Forza Nuova e i fascisti italiani di Forza Nuova emigrati in Gran Bretagna, esuli, come dicono loro, in realtà latitanti come sappiamo. Sicuramente la figura centrale è ancora una volta quella di Roberto Fiore. Come prima domanda ti chiedo un po’ di parlarci di lui, “esule” in Inghilterra, in realtà tranquillo latitante come altri militanti di Forza Nuova. Chi è Fiore lo sappiamo, ma come ha fatto i soldi, come ha fatto a restare in Inghilterra del tutto indisturbato?
Una frase che mi ha colpito nella sua intervista a Report è “c’è una sola spiegazione, l’aiuto di Dio”, Fiore risponde così alla domanda sulle sue fonti di finanziamento. Invece?

Dice anche “Inchinatevi alla genialità”… Invece è una storia complicata che continua ad avere dei punti poco chiari. Partiamo dalla spiegazione ufficiale che fornisce Roberto Fiore  e cioè che lui arriva da latitante in Inghilterra,  inizialmente fa dei lavoretti, come ad esempio cameriere e autista di minicab. Poi decide di aprire un’impresa insieme con Massimo Morsello, che non era un latitante di Terza Posizione, ma dei Nar. Secondo il racconto di Fiore si conoscono in Inghilterra e decidono di aprire la Meeting Point con capitale iniziale di 2.000 sterline, 1.500 messe da Morsello e 500, a prestito da Morsello, messe da Fiore. Questa è la versione ufficiale che fornisce Fiore, che dice anche di aver ricevuto successivamente l’aiuto da parte di una serie di imprenditori, di cui non fornisce i nomi. Il settore d’affari era l’organizzazione e la vendita di pacchetti di corsi di lingua, camere in affitto e lavoretti per gli studenti che andavano a Londra.
Questa è la storiella bella che viene raccontata; ha alcuni punti che andrebbero ulteriormente approfonditi. Il primo è che è difficile pensare che un latitante, anzi due, Morsello e Fiore – a detta loro latitanti solo per la giustizia italiana e non per quella inglese – che non potevano entrare in nessun paese europeo perché soggetti a mandato di cattura, potessero avere una serie di agganci nel mondo degli affari. Il loro mercato era sì in Inghilterra, ma avevano rapporti necessariamente con l’Italia da cui venivano appunto i clienti.

Su questo punto ci sono difficoltà oggettive per riuscire oggi a ricostruire puntualmente i fatti. Prima di tutto ricordiamoci che l’Inghilterra è un paradiso societario, le companies, cioè le società inglesi, non hanno quella legislazione rigorosa che può esserci in Italia o in altri paesi. E’ difficile quindi ripercorrere a ritroso le storie societarie e gli affari di qualsiasi impresa in Inghilterra, non solo quella di Fiore e Morsello.
C’è poi anche un altro filone molto interessante che è quello dei trust, le cosiddette charities, fondazioni teoricamente a scopo benefico. Fiore ne apre direttamente una, la Saint George Educational Trust, e ha tutta una serie di contatti e di incroci con un’altra fondazione, la Saint Michael Arcangel Trust. Queste due sigle erano un po’ il motore politico dell’attività di Fiore. Soprattutto la prima diventa il punto di riferimento di un ambiente politico di estrema destra che si sviluppa in Inghilterra a partire dal 1980-1981, quando arrivano Fiore, Morsello e altri latitanti di estrema destra dall’Italia, che partecipano a un ribaltamento del National Front, il principale partito di estrema destra inglese. Contribuiscono a rinnovare la destra estrema inglese con un taglio più cattolico integralista formando un’organizzazione che si chiamava Terza Posizione Internazionale (International Third Position) insieme ad alcuni esponenti del National Front e di altre formazioni.
Il centro geografico di questo gruppo è una residenza di campagna molto bella e imponente, anche se oggi un po’ diroccata, la Forest House, ad una sessantina di chilometri da Londra, di proprietà all’epoca di Rosine de Bounevialle, una signora molto nota nell’estrema destra inglese. Lei passa materialmente il testimone al gruppo di Fiore e Morsello, non solo simbolicamente, ma anche concretamente cedendo quella grossa tenuta alla Saint George Educational Trust. Cosa abbiano fatto in realtà queste due charities anche qui non è facilissimo capirlo, tant’è che nel 2000-2001 l’organismo pubblico che sovraintende alle charities in Inghilterra aprì un’inchiesta, chiusa dopo un anno di istruttoria, in cui ipotizzava uno scambio, un passaggio di fondi tra la Meeting Point e almeno uno dei due Trust, chiedendo informazioni sul villaggio di Los Pedriches in Spagna vicino a Valencia, acquistato dal Saint Michael Arcangel Trust per realizzare una sorta di villaggio nero, un villaggio neofascista in Spagna.

È importante anche notare che Fiore e Morsello non sono stati gli unici latitanti di estrema destra che hanno fatto fortuna in Inghilterra, ci sono almeno altri due nomi importanti che sono Stefano Tiraboschi, oggi un importante imprenditore nel campo della ristorazione proprietario di due o tre ristoranti nella zona di Notting Hill, zona molto in di Londra e Vittorio Spadavecchia, imprenditore nel campo immobiliare e tutt’oggi latitante per la giustizia italiana. In passato si provò a chiedere l’estradizione, ma venne negata dalle autorità inglesi come avvenne per Fiore. E’ qui interessante ricordare le parole del Ministro della Giustizia Bonafede che all’arrivo di Battisti estradato in Italia, affermò che “in Italia non c’è scampo per i terroristi, li acchiappiamo ovunque loro siano”. Nel caso dei latitanti di destra l’affermazione di Bonafede non è valida e sarebbe interessante capire se c’è interesse o meno nel catturare anche questi latitanti…
Tutti i latitanti di estrema destra che sono andati in Inghilterra hanno avuto una certa fortuna, a partire da Saccucci, Clemente Graziani, sono molti quelli che fin dagli anni 70 scappavano in Inghilterra dove avevano sostanzialmente delle coperture e difficilmente venivano poi catturati e riportati in patria, salvo qualche caso più eclatante di terroristi che avevano delle accuse di omicidio.
L’altro aspetto interessante che abbiamo mostrato io e Giorgio Mottola, autore del servizio di Report, è che cos’era la Meeting Point, lo snodo fondamentale anche dopo gli anni 80, che da una parte aveva un giro di affari importante, con cui erano arrivati a gestire duemila posti letto a Londra, ad avere 60/70 dipendenti, una ventina di sedi e di agenzie in altri paesi europei e diversi miliardi di lire di fatturato, dall’altra non era solamente un’azienda, ma aveva anche un ruolo politico importante. Innanzitutto è stata la cassaforte che ha finanziato la creazione di Forza Nuova fin dalla sua fase preparatoria alla fine degli anni 90. Come racconta Perrone, ex militante di Forza Nuova, che veniva stipendiato direttamente da Meeting Point per fare attività politica e per finanziare la creazione di cellule che, dal nome delle unità fondamentali della Guardia di Ferro di Codreanu (modello della estrema destra fascista europea), chiamavano Cuib, come le cellule territoriali di Terza Posizione. Lo stesso nome viene utilizzato negli anni 90 per la fondazione di Forza Nuova, ricordiamo che sugli striscioni allora si vedeva Cuib e il nome della città; è quindi chiaro che l’attività politica di quel partito dichiaratamente neofascista di estrema destra italiano viene finanziata dalla Meeting Point.
Ma non solo. La procura di Milano, durante una delle tante istruttorie per piazza Fontana, quando in quel momento era indagato Delfo Zorzi, appartenente a Ordine Nuovo Veneto, decise di intercettare Massimo Morsello. Alcune utenze telefoniche basate in Svizzera appartenenti ad  una società collegata a Delfo Zorzi erano utilizzate da Paolo Giachini, un avvocato romano in contatto a sua volta con l’esponente di ON. Dall’analisi dei tabulati la procura di Milano scopre che c’erano contatti telefonici tra questa utenza telefonica svizzera di Giachini e Massimo Morsello. Da quanto si legge sulle carte dell’indagine milanese del 1997, i magistrati hanno ipotizzato che la Meeting Point fosse una sorta di Internazionale Nera, fornendo una copertura logistica ad almeno tre importanti esponenti dell’estremismo di destra e del terrorismo nero. Parliamo di Angelo Angeli, detto il Bombardiere Nero, che aveva contatti telefonici con Morsello quando stava in Inghilterra – ricordiamo che Angeli fu accusato dello stupro di Franca Rame – c’era poi Pasquale Belsito, importante esponente dei Nar e Kapplerino, ovvero Elio Di Scala, altro esponente neofascista. La procura di Milano scriveva nella richiesta di intercettazioni che in questi tre casi potessero essere il sintomo dell’esistenza di una sorta di struttura tipo Odessa, la sigla di supporto ai gerarchi nazisti che fuggivano dalla Germania. Dalle intercettazioni fatte all’epoca a Morsello appaiono inoltre scambi di soldi importanti tra esponenti dell’estremismo neofascista italiano; si parla di persone legate a Franco Freda, che doveva difendersi in un processo a Milano. Si accenna poi ad altri soldi che vanno a Paolo Giachini in maniera non sempre trasparente, chiedendo, ad esempio, di non intestare l’assegno al proprio nome, oppure di fare assegni di una certa cifra in maniera tale che non fossero registrati.

Quindi Meeting Point non era soltanto un’impresa che si occupava di corsi di lingua, ma uno snodo politico dell’estremismo di destra neofascista europeo di una certa importanza, oltre ad aver avuto un ruolo fondamentale nella creazione di Forza Nuova.

Sempre sulla Meeting Point. Se non sbaglio Perrone nella sua intervista a un certo punto racconta che era in ascensore a Londra nel palazzo della Meeting Pont, sbaglia piano e arriva nella sede di una polizia speciale inglese che si trovava proprio sopra la Meeting Point. Dalle carte cosa si riesce a capire dei rapporti tra la Meeting Point e i servizi segreti inglesi?

L’unico documento ufficiale è la relazione molto stringata di una commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo del 1991 dove Roberto Fiore viene indicato come agente o quanto meno organico alla MI6. Fiore ha sempre smentito, dicendo che erano fandonie nate dalla stampa militante inglese tipo Searchlight. Di sicuro Fiore in Inghilterra non ha mai avuto difficoltà  o indagini particolari, si è sempre comportato bene, non ha compiuto nessun reato – è quanto lui sostiene. Senza ombra di dubbio, però, è stato un motore propulsivo dell’estremismo di destra e forse meritava un approfondimento. Quello che alla fine sostiene Perrone è che in fondo Fiore riesce sempre a cavarsela e questo fa sorgere anche dei sospetti.

Arriviamo all’entrata in gioco di due personaggi fondamentali che appaiono nella puntata di Report, uno sicuramente è Raymond Hill e la Lega di San Giorgio e l’altro è Enrico Maselli, citato dallo stesso Raymond Hill,  non l’Enrico Tomaselli che entra nelle carte sulla strage di Bologna. Qual è il ruolo di Hill e Maselli?  E lo scambio di nome Maselli/Tomaselli è stata solo una coincidenza, una casualità o siamo davanti a un altro dei tanti depistaggi?

Raymond Hill è un inglese che nasce e cresce a Leicester, vicino a Manchester, negli anni 60. C’è un libro molto interessante che lui ha scritto, The Other Face of Terror, in cui parla anche della sua infanzia, utile a capire bene la sua figura. Racconta che agli inizi degli anni 60, nel periodo della prima migrazione dall’India all’Inghilterra, nei suburbi inglesi si sviluppa un forte razzismo. Hill si avvicina a gruppi apertamente nazisti proprio attraverso questo tema. Questo è un punto interessantissimo perché ci porta direttamente all’oggi: il razzismo dell’estremismo di destra in Europa dura da almeno 60 anni. Certe tesi di sostituzione etnica, degli stranieri che rubano il lavoro, baggianate di questo tipo che oggi riempiono i social e sono il cavallo di battaglia di alcune organizzazioni politiche, esistevano già all’epoca. Hill si trasferisce poi in Sudafrica alla ricerca di lavoro;  era l’epoca della cosiddetta Africa bianca, dove il Sudafrica e la Rhodesia erano due paesi cari all’estremismo di destra a livello europeo tant’è che riceveranno numerosi mercenari nazifascisti per combattere a difesa dei governi dell’apartheid. In Sudafrica Hill conosce altri esponenti del National Front, importante organizzazione dell’estrema destra inglese, che nel paese africano apre proprio una filiale. Inizia così a fare politica. C’è un passaggio importante  nel libro di Hill, dove racconta che a un certo punto si crea una sorta di unione, un’alleanza tra il National Front sudafricano, ma di origine inglese, e un’organizzazione che si chiamava Unido, formata da italiani, imprenditori, ingegneri, personaggi di un certo livello, tutti rigorosamente dell’estrema destra legati soprattutto a Ordine Nuovo. C’era una rivista, Noi Europa, che veniva stampata a Johannesburg ed era promossa da due figure importanti:  Miliello, editore della rivista, che ospitava anche scritti di Mario Tuti, con in copertina l’ascia bipenne di Ordine Nuovo ed aveva un collegamento diretto con un’altra rivista italiana Quex, nata all’interno del carcere. L’altra importante figura era Max Bollo, in Sudafrica da circa vent’anni, che si occupava sostanzialmente di arringare le folle con discorsi che si richiamavano alla Germania nazista. Hill prende contatti con questi gruppi di italiani, in particolare con Max Bollo, e quando sul finire degli anni 70 torna Inghilterra, Max Bollo lo cerca per informarlo che sarebbe stato contattato da un camerata, tale Enrico Maselli. Enrico Maselli, tra il marzo e aprile 1980, come lui stesso riconosce, va in Inghilterra, incontra Hill due volte e, secondo Hill, gli dice che stanno per fare azioni importanti in Italia e che hanno bisogno di un aiuto per far fuggire un gruppo di neofascisti. La cosa inquietante è che questo avviene qualche mese prima della strage di Bologna. Hill dice che Maselli non ha mai fatto riferimenti alla strage di Bologna, ma che quando è scoppiata la bomba il 2 agosto del 1980 ha capito che quella era la “cosa importante” a cui si riferiva Maselli. Questo è quanto riferisce Hill. C’ è un altro passaggio che verrà pubblicato anche su Searchlight in cui si capisce che Hill ha ricevuto anche una lettera da Maselli. A questo punto siamo andati a trovare Enrico Maselli e gli abbiamo chiesto se ricordava l’incontro con Hill. Maselli ha dimostrato una memoria straordinaria, ha individuato immediatamente la persona, il luogo dell’incontro, Leicester, e il momento in cui è avvenuto, aprile 1980. Conferma quindi che l’incontro c’era stato, ma sostiene che non hanno parlato né della strage di Bologna, né di far fuggire delle persone, né tantomeno di quello che sarebbe avvenuto di lì a poco in Italia. Non ci ha detto però di cosa hanno parlato. Dal racconto di Maselli sembrava essere stato un incontro fortuito, ma è curioso però come a 40 anni di distanza ne ricordasse perfettamente tutti i dettagli. E’ importante sottolineare che Maselli a sua volta era legato proprio a quel gruppo sudafricano a cui abbiamo accennato prima,  era stato in Sudafrica e conosceva il gruppo di italiani neofascisti che stavano lì, che saranno condannati, tra l’altro, per atti terroristici contro alcune istituzioni che stavano iniziando di bloccare l’apartheid, siamo negli 1979-1980. Al gruppo, formato soprattutto da italiani, che si chiamava Wit Kommando, Commando Bianco, verrà sequestrato un importante arsenale. Maselli aveva contatti con questo gruppo, anche se afferma che fosse solo a titolo di conoscenza personale e non per ragioni politiche.

Usciamo un po’ da questo tema e andiamo su un aspetto più recente e di estrema attualità. Abbiamo visto da varie fonti che tutti i sovranismi europei sicuramente, ma anche forse internazionali pensando agli Stati Uniti e la Russia, hanno un rapporto strano e particolare col Covid-19. Da un lato abbiamo i sondaggi che parlano di un crollo dei sovranisti in tutto il mondo, la Lega di Salvini sembra che continui a perdere punti, Trump stesso pare non passarsela bene negli Stati Uniti, dall’altra abbiamo loro che continuano a fare propaganda utilizzando quello che è il loro cavallo di battaglia in campo comunicativo, cioè le fake news. Che idea ti sei fatto sul rapporto di questi movimenti col Covid-19?

Io starei un attimo cauto sul fatto che il sovranismo sia in calo, è vero i sondaggi mostrano che Salvini, Trump, lo stesso Bolsonaro sono in forte difficoltà. Teniamo conto che Boris Johnson, Trump e Bolsonaro sono i negazionisti della pandemia della prima ora e hanno sempre rappresentato gli interessi del grosso capitale e quindi difendono chi non vuole chiudere, sappiamo che Confindustria ha fatto molta resistenza nel nord contro il lockdown: penso quindi siamo di fronte banalmente alla difesa di interessi di cortile più bassi. Però differente è il discorso su quanto possa prendere piede l’estremismo di destra,  non chiamiamolo più sovranismo, ma proprio l’estremismo di destra populista alla Casapound e alla Forza Nuova nel momento di crisi sistemica. Casapound è l’unico movimento politico oggi in Italia a essere in piazza, ormai da più di un mese. Stanno utilizzando l’assistenza e quindi la distribuzione dei pacchi alimentari con scritto sopra, in maniera becera, “prima gli italiani”, facendosi selfie da postare. E’ evidente che è propaganda politica e non interesse per le povertà, ma questo consente alle formazioni più strutturate di estrema destra di continuare ad avere presenza territoriale e di cominciare ad allacciare rapporti con le fasce più in difficoltà che, col proseguire della crisi economica, potrebbero anche dare vita a forme di rivolta. E quindi essere in pole position è il loro obiettivo politico in questo momento.

C’è poi la propaganda basata su fatti manipolati. E’ ovvio che in una situazione di difficoltà e di crisi profonda come questa il complottismo ha sempre attecchito storicamente, trovare il nemico, trovare la causa del tuo male, è qualcosa che politicamente ha sempre dato i suoi frutti. Basta vedere il volantino che ha fatto Casapound per le manifestazioni delle mascherine tricolori: si parla della dittatura sanitaria, del “ci vogliono mantenere in questo stato”, si dice che c’è un complotto mondiale in cui dentro ci sono l’OMS, Bill Gates, – perché adesso non va più di moda Soros, ma va di moda Bill Gates –  poi si mischiano anche 5G, novax,  ecc., in una nebulosa che l’estrema destra cerca di monopolizzare dal punto di vista dell’egemonia politica di quell’area  e di creare una massa che sia utile poi per una scalata al consenso e sui territori.  In realtà, quindi, la destra è molto attiva dal punto di vista politico su diversi livelli, non è solamente sui social, ma sta puntando anche a una presenza militante nei quartieri e nelle strade. A me risulta che anche realtà di sinistra e i centri sociali facciano la stessa cosa verso persone che si trovano in difficoltà, ma non lo fanno come attività politica, senza una rivendicazione politica dell’aiuto alimentare, cosa che invece è diventata uno strumento politico da parte della destra. Ci sono foto di esponenti di Casapound che distribuiscono i pacchi insieme alla Protezione civile. Ci sono associazioni come quella di Luigi Ciavardini, che a Bologna conoscete molto bene per i suoi legami con la strage del 2 agosto, anch’essa attiva nella distribuzione di pacchi alimentari, ci sono addirittura delle fotografie che mostrano la sua associazione distribuire pacchi della Roma Calcio. C’è una forte attività quindi da questo punto di vista che va seguita e capita e monitorata perché, non dimentichiamolo mai, sono organizzazioni apertamente neofasciste e quindi un pericolo per la democrazia.


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